Micaela Bertoldi

Per una serata dal titolo 
La donna nella poesia di Alberto Sighele 
a Fiera di Primiero l'8 marzo 2002

I tanti sentieri per introdursi nel bosco poetico di Alberto Sighele


Partecipare ad una riflessione intorno alle tematiche concernenti la donna, il suo ruolo nella società e nella vita, partendo dalle poesie di Alberto Sighele è sicuramente un'occasione per concorrere alla valorizzazione dell'otto marzo in modo non rituale, ma incentrato sul confronto di idee, in vista anche di possibili modifiche di alcuni comportamenti diffusi, spesso stereotipati, indotti da una società tutto sommato ancora molto improntata al maschilismo.
Credo che le considerazioni sui vari argomenti trattati dai componimenti che stasera saranno presentati nasceranno proprio dall'ascolto e dalle emozioni suscitate.
Io vorrei contribuire alla serata con una osservazione di carattere più generale.
Mi pare interessante mettere in rilievo il fatto che esistono molti sentieri per attraversare il bosco poetico di A.Sighele e che, qualunque di esso si voglia seguire, in ogni caso si giunge ad una meta: la constatazione che la poesia è "esplosa" nella vita di Alberto come illuminazione quasi improvvisa, come ritrovamento di un metodo per sviluppare una militanza politica sotto forme nuove. E' altresì un modo per incanalare il coacervo di passioni, di idee e di emozioni spesso ingarbugliate quando le si voglia esprimere a parole, ad alta voce, nelle riunioni, assai chiare e capaci di farsi capire quando espresse in versi.
Pensando a questa serata, Alberto mi aveva suggerito un itinerario che spaziasse all'interno di un insieme di temi in modo molto evidente e a primo acchito, "politici" in senso pieno: la Donna, reciprocità nel rapporto, protagonismo politico e sociale della donna, critica dei ruoli tradizionali, donna oggetto che diventa soggetto, la sofferenza al femminile, maternità, madre di figlie, Femminile riconosciuto nel quotidiano, maschilismo, donna come garanzia di umanità in generale, dal desiderio sessuale all'amore universale, l'originario femminino, l'immaginario tradizionalmente legato all'attività tradizionalmente femminile: casa, vestiario, cibo ecc.
In seguito Silva ha indicato un'altra strada: rileggere l'esistenza a partire dalla donna e raccontarla come una non consueta storia d'amore. Una sorta di moderna Vita Nova, liberamente ispirata a quella dantesca, che va ad esplorare l'amore, la "lode", la morte, fino a sfociare in un "oltre la morte, con il dovere di cantare".
Si tratta di un ricorso a modelli sicuramente altissimi di riferimento, che dà la possibilità di ritrovare, con l'aiuto di una favorevole casualità, alcune suggestioni riconducibili ad alcuni topos validi in ogni epoca e contesto.
Il sentiero che ha poi attratto la mia attenzione è quello che mi è apparso per merito di alcune poesie paragonabili a flash di intuizioni, con immagini lampo che fanno evocare pensieri profondi e sentimenti. Ho seguito la pista indicata dai componimenti forse più lirici in senso tradizionale e quindi meno segnati dalla deliberata intenzione di svolgere un discorso.
E le tappe possono essere sintetizzate nelle parole: Sensibilità, Pietà, Speranza, Nonviolenza, Amore, Conforto, Tristezza, Denuncia, Consapevolezza, ( es. Come Uno Scialle pag. 12, 19, 20, 21, 65, 66, 71).
In particolare vorrei soffermarmi sul tema della consapevolezza rispetto alle relazioni umane e all'importanza della reciprocità, così come appare nella poesia "Nesso" pag. 71, in cui si afferma un concetto universalmente valido, ma trattato dal punto di vista del rapporto fra i due generi (quel maschile, il ponte, quel femminile, la porta, attraverso cui si può andare e venire, non essere separati. C'è un affermazione "appartengo", che, detta da una voce maschile, capovolge il discorso sul possesso. Il concetto viene ripreso in "Come uno scialle", dove un uomo spera per sé di essere esibito come uno scialle sulle spalle di una donna, la "sua" donna che si fa elegante di lui, portandolo ovunque con noncuranza.
Sicuramente anche in altri versi si trova la costante del riconoscimento del grande ruolo delle donne e della forza per sostenere la vita, con tutti gli aspetti di profonda umanità e di sentimenti; c'è la consapevolezza di dover spogliarsi della presunzione di superiorità da parte degli uomini. Ciò è apprezzabile in un mondo segnato ancora da molta arroganza maschile. Voglio tuttavia non rinunciare a porre un quesito che, nei recessi della mente e del cuore, mi si presenta come un rovello a cui è difficile dare risposte nette e certe.
In "Gioco gitano" Alberto dice ad un "tu" ben preciso: "Non sottrarti a questo mio gioco gitano, o mi si romperebbe il violino del mondo in mano." Il suo scrivere poesie, (il poetare/violino del mondo), trova l'origine in quel rapporto essenziale con una lei da cui non può distaccarsi. Se "lei" dovesse sottrarvisi, sarebbe responsabile non solo della scelta dell'abbandono, della rottura di un rapporto (cosa che, di solito, dipende da entrambi),ma anche della perdita della sua capacità di poetare, cioè di esprimersi, di vivere, di essere se stesso. E' come se la Poesia sintetizzasse il senso di tutta la vita. Peraltro ciò emerge da quell'evidente impegno politico che segna le poesie di Alberto per i contenuti, ma anche per la voglia di farle conoscere, quasi una militanza poetica, come pure dalla intenzionale e lucida traduzione dell'immaginario, dall'espressione di affetti, dalle dichiarazioni d'amore più o meno metaforiche o criptate.
Ora, se da sempre si dice che gli amori (al maschile e al femminile) sono spesso fonte di ispirazione poetica, si comprende che la correlazione donna amata - poesia sia naturale. E' pur vero tuttavia che spesso la poesia nasce dall'Assenza dell'amata - amante.
Attribuire alla femminilità una grande forza/guida negli eventi umani e nel mondo, riconoscere ad essa il merito di forte influenza nella vicende umane, deve essere altra cosa da imputare ad essa la responsabilità di perdita di forza o della capacità di cantare il mondo da parte degli uomini (o di saperlo cambiare) nel caso in cui quella particolare donna si sottragga al loro bisogno di esser protetti, coperti o esibiti come uno scialle.
Sarebbe un ulteriore carico, un ancoraggio a terra che trattiene la libertà del volo come una zavorra che blocca il pallone areostatico che vuole invece innalzarsi al cielo: magari blocca anche solo l'intenzione di un volo di tipo spirituale, non necessariamente l'abbandono fisico. In ogni caso rischia di tradursi in una compressione di libertà mentale, che risulta invece sempre essenziale per riconfermare in ogni momento la scelta di amare, di accollarsi compiti di collaborazione, di presenza, di impegno sociale non tanto per dovere di ruolo assegnato alle donne dalla società, patriarcale prima, maschilista ancora oggi, quanto per precisa volontà.


Micaela Bertoldi


Trento, 8 marzo 2002