Renzo Francescotti
1) Stralci da una recensione di Vorrei Potertene Parlare
a cura di Renzo Francescotti sulla pagina culturale dell'Adige
del 3/8/98.
2) Prefazione al volume di
imminente pubblicazione Ascolta l'Urlo delle Figlie a
cura di Renzo Francescotti
Stralci
da una recensione di Vorrei Potertene Parlare a cura di
Renzo Francescotti sulla pagina culturale dell'Adige del 3/8/98.
"...Sighele è un poeta ancora giovane ma già con un suo
timbro limpido, incisivo, ironico che sottende le molte letture
ma esplicita il bisogno di colloquialità, esorcizzando ogni
intellettualismo. In un tempo come il nostro che
all'incomunicabilità ermetica ha fatto seguire l'ingorgo dei
codici e delle allocuzioni, degli sproloqui al posto dei
colloqui, colpisce positivamente questa verseggiatura di Sighele
nella sua godibilità. ...Una giocosità, una ironia che sa
rapportarsi e coniugarsi col peso della vita singola e
collettiva, con la meditazione esistenziale e con l'impegno
politico....Ci viene in mente Ghiannis Ritsos, poeta greco
perseguitato, incarcerato più volte, proposto per il premio
Nobel che mai non ebbe, bollato come "poeta comunista".
E tuttavia Ritsos rimane, a nostro avviso, uno dei più grandi
poeti del nostro secolo. La sua lezione che fonde il quotidiano
con il visionario, la cronaca con l'esplosione delle metafore,
l'individuale con il collettivo, sembra filtrare in certe poesie
di Sighele come Due Secoli Dopo ispirata a una riunione di
"trenta attivisti di tutti i continenti" tenuta a
Rovereto nel 97. Nei versi di questo poeta roveretano sono
schizzati i profili di alcuni attivisti, uomini e donne :
Petronella dallo Zimbabwe, Najma dal Bangladesh, Rosemary da
Belfast, Siva dallo Sri Lanka che ha
......sotto la pelle e la camicia bianca
......tutti i compagni del movimento
......studentesco decapitati dal regime
......le teste come petali attorno alla fontana
......come avvertimento
E un altro dei padri spirituali di Sighele è riconoscibile in
Neruda, nelle poesie di impegno politico e ancor più nei versi
di amore. L'eros nerudiano accompagna questo poeta trentino che
ha raccolto in questa silloge molte liriche di gioiosa
sensualità : qualcosa di di insolito e sorprendente in questo
nostro tempo di sensualità morbose, nevrotiche, di erotismi
pillolari, di orgasmi virtuali....
Alla fine dopo tanto ermetismo e sperimentalismo si chiude questo
Vorrei Potertene Parlare con un sapore ritrovato con la poesia,
la fantasia, l'ironia, la passione civile e il bisogno eterno di
colloquio che ha l'uomo.
.........................................................................................................Renzo
Francescotti
Prefazione a Ascolta l'Urlo delle Figlie a cura di
Renzo Francescotti
La passione degli uomini "verticali e vivi"
....."Nasce come forza naturale della donna
......la bellezza nasce come forza naturale dal cerchio della mia
tenda.
......La bellezza splende in ogni direzione.
......Sì è così."
Sono versi dal Canto di Benedizione Rituale degli indiani Navaho.
Mi sono venuti in mente leggendo i versi della terza raccolta di
poesia di Alberto Sighele Ascolta l'Urlo delle Figlie, che in un
breve arco di tempo si aggiunge a Come uno Scialle e Vorrei
Potertene Parlare.
Recensendo la sua seconda silloge dicevo come mi avesse colpito
di essa "un sapore ritrovato con la poesia, la fantasia,
l'ironia, la passione civile e il bisogno eterno di colloquio che
ha l'uomo."
Una materia, delle tematiche, un intreccio di registri che
ritroviamo anche in questa terza raccolta in cui annotiamo
l'attenuazione del registro dell'ironia a vantaggio di un più
intenso controllo, anche formale. Questo autore trentino, docente
di lingue, lettore randagio di testi di prosa e poesia nel testo
originale, che conosce bene il paesaggio letterario del nostro
secolo (per quanto una vita umana può non bastare a conoscerlo),
non si è mai lasciato tentare dalla foresta dell'ermetismo, né
dalle secche del post-ermetismo, non si è lasciato tentare dalle
sabbie mobili della eliotiana Terra Desolata ma è andato
vitalisticamente alla ventura con le proprie gambe cercando una
strada sua.
Naturalmente nessuno che non sia un presuntuoso può presumere di
averne scoperta una tutta sua, che non provenga da altre strade
lasciate alle spalle e che non sia battuta anche da altri. Le sue
poesie d'amore, così come quelle di impegno politico, ad
esempio, non vogliono prescindere dal grande modello nerudiano e
mi fanno pensare all'accento del grande poeta greco Ghiannis
Ritsos (che per altro Alberto confessa candidamente di non aver
conosciuto, per ora).
Scrivere poesia d'impegno politico in questo nostro tempo di
riflusso, di delusione, di dilaganti cinismi e opportunismi
politici, implica una notevole componente di coraggio e di
ironizzabile "ingenuità". Sappiamo tutti quanto questo
terreno sia disseminato di mine caricate con gli esplosivi della
retorica, del settarismo ideologico, del velleitarismo da
"intellettuale cartaceo". Ma, sull'altro versante, il
poeta che "bisturizzi" dalla sua voce ogni accento
civile condanna se stesso e la poesia a rimanere muti di fronte
al "bisogno di poesia" di milioni di persone a cui è
stata tagliata la voce. E' così che Sighele non può rinunciare
a parlare in poesia delle tragedie della storia, di ieri e di
oggi, in liriche come Granada, E la Palestina ?, Allah
Misericordioso, La Bomba dell'India Atomica del Pakistan
(singolare pressatura lessicale), in cui ci sono versi come :
....."e donne fedeli danno ai figli
......obbedienti erba radioattiva",
rischiando di slogarsi poeticamente le caviglie, ma facendo
sentire coraggiosamente la sua voce.
I versi per l'amore alla donna, al corpo femminile, in questo
nostro tempo di sensualità morbose, di erotismi virtuali, di
orgasmi pillolari o di impotenze o frigidità, sono tra i più
felici della produzione lirica di Sighele, all'insegna della
naturalezza dell'atto. Quella naturalezza che si fonde con le
energie e le pulsioni di ogni essere vivente, che troviamo nella
poesia dei Pellerossa o di ogni popolo primitivo.
....."Lasciateci l'erotismo delle olive
......il mondo tondo non è così per caso
......non fatelo quadrato perché sia meglio utilizzato"
ci dice Alberto Nell'Occhio della Civetta. Oppure :
....."basterà arricciare le labbra
......allungare il collo e la mano
......inarcare le reni
......assaporare i seni"
O ancora :
....."Posso aggrapparmi al tuo tronco come il picchio
......per scavarci un foro alle emozioni ?
......come il lattante che lì vive o muore
......posso immergere la faccia tra i tuoi seni
......per annusarti il cuore ?"
O infine :
....."E so
......perfino d'essere
......asse della tua barca
......parete della tua casa
......costola del tuo scafo
......parte della tua forma
......senso e corpo
......del tuo galleggiamento"
E' una completa immersione nel corpo della donna, nel mondo della
natura e delle cose : è la complicità con gli animali e le
piante, annullamento ed esaltazione, morte e rinascita.
Per arrivare all'ultimo mannello di liriche, raccolte sotto il
titolo "In un unico masso di pietra", in cui scopriamo
alcune poesie che si distanziano dalla passionalità, dalla
visceralità di tante altre, attingendo ad un andamento quasi
astratto (l'avvio forse ad una nuova stagione poetica ?)
Così nella lirica Verticali e Vivi che custodisce versi come
questi :
...."verticali e vibranti
.....nell'azione anche noi vivi
.....orizzontali
.....ci adagiamo nell'abbandono
.....alla passione
.....nel riposo nella morte"
Un linguaggio, quello di questo poeta trentino, che persegue la
limpidezza, aborrendo i cerebralismi, che vuole dire qualcosa di
poetico nel tamtam ossessivo che ci circonda, perché sente il
bisogno di parlare in poesia per sé e per gli altri, in un
ritrovato bisogno di colloquialità lirica alle soglie del terzo
millennio.
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Renzo Francescotti