prefazione dell’autore
il corpo è la prima parola e metafora del mondo

La mia teoria è restare coi piedi per terra: fisicità come naturalezza. Ritorno al corpo e al corpo delle parole. Hanno peso, leggerezza, colore e consistenza. Sono indagabili con percezioni tattili. 
L’anima è nel respiro, come rivela la sua radice. E il germe primo della radice è l’onomatopea, da indagare con i sensi. 
L’unica astrazione sia l’intuizione, il guizzo dal quotidiano, dal concreto all’emozione, dall’emozione alle profondità che restano. Togliere le barriere all’esistenza, balzando come lepri dal qui all’altrove, al qui di nuovo, senza avere paura del tutto, né dell’immensità di spazio e tempo, per essere pronti all’ultima capriola: è quel che ci compete. 
Ma per capirci dobbiamo ritornare al corpo da cui parte il linguaggio universale.
E la poesia è cercare di dircelo. E quanti più intuiscono, tanto più è poesia.
Così ci incontriamo, che è la felicità, la risposta al più sublime dei sensi: il desiderio di incontrarsi.
E’ il corpo la piazza dove ci riconosciamo e scambiamo parole. Parole come membra. Togliercele, abusarne, è crimine e lacerazione. Ci impedirebbe lo sguardo, la stretta di mano, l’abbraccio, l’amore, la procreazione. Solo nelle parole abbiamo immenso piacere. E l’anima non è separata dal corpo. Con le parole entriamo nell’anima, la vita più grande di quella individuale, quella per cui potrei anche capire come passare oltre, con la serenità dell’essere felici. E la felicità è già essere qui e oltre. 
E i balzi li fai con l’intuizione, con l’associazione di idee, che ti hanno dato gli altri. Ce l’hai, perché l’hai ascoltata e ritenuta preziosa. Così, naturalmente, la tua mente se l’è tenuta, e ti viene ridata quando serve. Così uno si aggancia alle parole di un altro, passa da un pensiero, da un’immagine all’altra. 
Assieme ricostruiamo dall’anima collettiva la rete su cui danziamo, tutti per mano. Perché la lingua non è mia ma di tutti; e la poesia vi è già nascosta dentro, è di tutti. 
La metafora è il passo di danza; i nodi nella rete sono dove le metafore tengono. Anch’esse sono già nella lingua che condividiamo. E non occorre che te lo ripeta, è ovvio: sono nate dal corpo. E il corpo stesso è metafora del mondo. E all’inizio del mondo c’era la parola che era corpo.

Alberto Sighele