2 cos'è la Pittura Fonetica 3 DONATA ZOE
ZERBINATI 4 IRINA ZHODANI,
Alla collezione Carlo Marcello Conti (Ed.
Campanotto)
primo scritto di Alberto Sighele sulla sua ricerca:
l'utero della parola - il mio obiettivo
Моё намерение
Omaggio a PAOLO DELLA
GRAZIA:
un regalo alla sua Collezione di Poesia Visiva.
di Alberto Sighele:
Ho dato questa definizione alla mia attività creativa
nell'ambito delle arti visive a partire dalla prima mostra allestita alla
Corniceria S. Maria di Rovereto nel maggio del 2011. I quadri in quella
mostra già raccontavano della mia passione per l'immagine. Nei primi anni 70
del secolo scorso a Londra stavo per iscrivermi ad una scuola di regia per film.
Le urgenze della vita mi hanno portato altrove. Il film è già parola e
immagine. Nel frattempo ho coltivato la parola, come insegnante di lingue
straniere e poi come poeta. Quindi l'incontro con Carlo Marcello Conti poeta,
poeta visivo, editore Campanotto, il mio editore. A casa sua, a Pasian di Prato,
UD, ho visto le pareti tappezzate di parole, lettere che erano immagini.
Allora ho incominciato a mettere intere mie poesie in un quadro usando la
calligrafia come strumento di disegno. Non solo una lettera. Eppure la potenza
di una sola lettera!!!
E prendeva forma davanti agli occhi quello che la poesia già usava come metafora visiva. Forma, colore e materiale dovevano assecondare e veicolare l'emozione e l' idea. Chiaro che, se la scrittura era musicale, l'elemento fonetico nella calligrafia doveva prendere il primo piano, condizionando così a sé l'intera opera visiva. Intanto vedevo nella mia Rovereto, al Mart, nei depositi della collezione Paolo Della Grazia, nel futurismo, come altri avevano già disegnato con le parole, e venivo incoraggiato nel mio percorso.
Ero anche cosciente come potentemente, l'onomatopea operasse nelle lingue, e a cascata nel fumetto, con lo zzzzz della zanzara, e lo ziiiinnnc di un proiettile sulla lamiera, l'alliterazione nelle canzonette moderne, nei proverbi popolari e nella pubblicità. Nella mia lingua e in quelle straniere che insegnavo.
Capite che così si scava nella modernità e contemporaneamente nei primi vagiti dell'umanità quando davamo un nome alle cose. La mamma e il nostro innamoramento per il seno, è morbido e carezzevole come la m di latte, in sassone e slavo, e la mammella. Succhiamo il latte con le labbra, e con le labbra pronunciamo la emme. E la emme, oltre a madre, è mare, morte e immortalità. Basta una doppia per passare dalla morte al suo opposto. Merda e trasformazione. Un suono vibra nell'alliterazione iniziale, ma anche dentro le parole!
La pubblicità e i suoi messaggi daranno poi spazio all'ironia, la presa in giro, all'accondiscendere o al capovolgere dell'arte. E la mia convinzione che, scavando dentro i suoni delle nostre lingue europee per farne poesie e quadri, riaffermavo le nostre origini comuni, la nostra fratellanza, nell'indoeuropeo.
Contribuivo all'unirsi dell'Europa, est e ovest, Putin permettendo, (ma ci stanno già pensando i russi, la parte loro migliore). Io intanto mi davo uno strumento internazionale, universale quasi come l'immagine. Come le parole si radicano in un territorio con una lingua, anche le immagini possono essere geograficamente imprigionate da una cultura. Ma lavoriamo verso l'universale, l'anima comune. Un pò alla volta ci arriviamo.
Un altro strumento che va verso l'universale, eppure è, esso stesso, condizionato geograficamente dalle culture, è il corpo. Quanta scrittura possiamo scoprire in una posizione, nelle curve e nelle linee rette di un corpo? Lo sto cercando nella mia Pittura Fonetica che cerca di far parlare il corpo. E' così assurdo se lo dicono anche i terapeuti?
Nel corpo infine si raccolgono tutti i sensi e si esprime l'anima. Perché allora non rincorrere anche il tatto, come, nelle arti visive e nelle suggestioni linguistiche, molti classici e moderni ci hanno sempre insegnato. Così rincorriamo la nostra esistenza e il suo senso. E lo facciamo assieme, perchè la Pittura Fonetica è arte povera. E' alla portata di tutti, scaturisce dal nostro interno. E tutti noi abbiamo un interno meraviglioso. In cui ci incontriamo.