Nell’articolo si tratta della funzione della poesia visiva, in quanto sintesi di sistemi creativi secondari quali la letteratura e la pittura, usando come esempio la “pittura fonetica” di Alberto Sighele, italiano, esposta in una mostra personale nel maggio del 2011 in “Corniceria S. Maria”.
Le parole chiave: la poesia visiva, intersemiotica, sintesi di sistemi creativi secondari, lettrismo, “pittura fonetica”, simbolo.
La letteratura moderna esige metodi nuovi per attirare l’attenzione del lettore, e così i poeti si impegnano a sperimentare nuove forme, utilizzando le risorse di altre arti, e sintetizzandole con la parola. Una dimostrazione di questa sintesi è la poesia visiva che unisce le caratteristiche della letteratura con quelle della pittura 
Osservando ogni genere d’arte attraverso il sistema semiotico, riusciamo a capire meglio in che modo si realizza la transizione tra diversi sistemi modellanti secondari. Dato che la letteratura e la pittura appartengono alle arti descrittive, la transizione intersemiotica si compie per mezzo dei segni iconografici e dei simboli. Questo è il motivo per cui nell’analisi delle opere sintetiche utilizzo il vocabolario dei simboli [1-4], i quali aiutano a scoprire il significato archetipo di ogni immagine importante.
Uno dei rappresentanti della poesia visiva contemporanea è Alberto Sighele. Nato nel 1947 a Rovereto (Italia), dove risiede. Ha fatto il professore d’inglese al liceo Antonio Rosmini. Appartiene al gruppo “Poesia 83”; fondato nel 1983, che pubblica il proprio giornalino col nome del gruppo. Realizza presentazioni poetico- teatrali. La prima raccolta “Come uno scialle”è stata edita nel 1997. Ha pubblicato in tutto 9 libri di poesia. Oltre alla poesia classica, crea poesia visiva, a cui ha contribuito l’amicizia con il proprio editore Carlo Marcello Conti: noto poeta italiano, creatore e collezionista di questo tipo di arte. 
Lo sprone a fare poesia visiva è stato il bisogno di Alberto Sighele di praticare al massimo l’unità di tutti i sensi (la vista, l’udito, il tatto, ecc.), è proprio attraverso le lettere che si realizza lo spostamento dalla vista all’udito, perché si mette in funzione il condizionamento riflesso dello spettatore che ci rimanda al suono delle parole (fonemi), al ritmo, alla musica…
Prima della creazione di poesia visiva Alberto Sighele aveva già sperimentato con altri tipi di sistemi creativi secondari, in particolare alcune raccolte di poesie erano state accompagnate da un CD. L’autore ha sempre creduto che “la parola per natura propria è musica” (qui e in seguito tutte le citazioni di Alberto Sighele dal nostro scambio epistolare. – I.J.), e sentendo l’armonia tra le proprie poesie e le musiche jazz composte appositamente per loro da Renzo Vigagni con il canto di Tita Nesti e la recitazione di Lisa Zanon, ha deciso di continuare gli esperimenti intersemiotici: “E ora il nuovo gioco… è scovare quanto disegno c’è originariamente nascosto nella scrittura, quante visioni nascono dal pensare alle lettere costituenti le parole come originariamente concepite per esprimere quei suoni e quei concetti … Mi sento un po’ dada e moderno, ma contemporaneamente con lo sguardo indietro alle origini profonde del linguaggio, quando era semplice suono e primo disegno”. Come vediamo, essendo filologo per educazione e vocazione, Alberto Sighele tenta di tornare alle sorgenti della scrittura e al primo sincretismo originario.
Il riferimento dell’autore al dadaismo, e il tentativo di ridare all’arte la forza originaria delle prime fonti, ci rimandano a quella corrente nell’arte contemporanea che è il lettrismo. Fu fondato nel 1946 a Parigi da un immigrato rumeno, Isidoro Isou. Alla base del lettrismo c’è la sistematizzazione della lettera (francese: lettre) nell’estetica, come elemento base di tutte le arti: visiva, uditiva, scultorea, architettonica e gestuale. Nel suo manifesto “Alla nuova poesia, alla nuova musica” Isou proclama la trasformazione della poesia in musica, in arte totale, che è capace di realizzare l’antico sogno poetico: quello di arrivare alla gente oltre i confini e le diversità nazionali. Rivolgersi alla melodia e non al senso della frase; il gioco dell’agglomerarsi delle lettere; il ritorno della lettera all’onomatopea originale, al grido che precedeva la parola, -questi sono i principi di base del lettrismo.
Isou tentava di distruggere le regole nell’uso delle parole, le quali, a parere suo, limitano l’immaginazione. Nei suoi esperimenti ha iniziato a scomporre la lingua nei suoi più piccoli elementi costitutivi, che lui considerava le lettere, e con loro creava composizioni poetiche utilizzando la tecnica calligrafica. Dal punto di vista di Isou e di chi la pensava così, secondo il lettrismo, la poesia si crea dai suoni e la pittura dalla sagoma delle lettere. Un teorico del lettrismo, M. Lemaître, non ha visto la possibilità di riformare la poesia attraverso metodi linguistici, perché secondo lui la poesia nuova poteva nascere solo grazie alla sintesi di sistemi poetici e visivi, a patto che questi ultimi siano utilizzati non solo allo scopo di comporre ma anche come materiale adatto per gli sperimenti poetici.
Le opere teoriche dei lettristi spingevano allo sviluppo della poesia visiva, la quale loro definivano “pittura del lettrismo” o “pittura dei grafemi” [4. pag. 52].
Alberto Sighele chiama le sue opere “pittura fonetica”, nonostante, secondo me, più coerente sarebbe la definizione dei lettristi “pittura dei grafemi”, poiché il componente più piccolo del testo è il grafema e non il fonema. 
In questo articolo noi ci limitiamo ad analizzare qualche esemplare di “pittura fonetica” di Alberto Sighele, esposto in Corniceria S. Maria di Rovereto, nel maggio del 2011 in Italia. Nonostante l’autore chiami le sue opere “quadri”, contemporaneamente afferma che era partito dal testo, e il così detto “design” sarebbe secondario, per meglio capire le parole: “Nei miei quadri, prima c’era la scrittura e poi è venuto il disegno che vuole essere tale, cioè rispondere a parametri visivi, ma mantenere anche tutta la integrità della scrittura, i suoi acuti, il suo ritmo”.

У статті розглянуто функціонування візуальної поезії як синтезу вторинних моделюючих систем літератури та образотворчого мистецтва на
матеріалі «фонетичних картин» Альберто Зіґеле, представлених на персональній виставці «Corniceria» у травні 2011 року. 
Ключові слова: візуальна поезія, інтерсеміотичність, синтез вторинних моделюючих систем, летризм, «фонетична картина», символ. 
Сучасна література потребує нових засобів для привернення уваги читача, тому поети намагаються експериментувати з формою, використовуючи ресурси інших видів мистецтва та синтезуючи їх зі словом. Одним із проявів такого синтезу є візуальна поезія, що поєднує риси літератури та образотворчого мистецтва. 
Розглядаючи кожен вид мистецтва як семіотичну систему, ми можемо краще зрозуміти, у який спосіб відбувається переклад між різними вторинними моделюючими системами. Оскільки література та образотворче мистецтво належать до зображальних видів мистецтва, інтерсеміотичний переклад здійснюється за допомогою іконічних знаків та символів. Саме тому для аналізу синтетичних творів ми послуговувались словниками символів [1–4], які допомагають розкрити архетипне значення кожного важливого образу.
Одним із представників сучасної візуальної поезії є Альберто Зіґеле. Народився він у 1947 році в Роверето (Італія), де проживає і досі. Працював учителем англійської мови у Ліцеї Антоніо Росміні. Є членом групи «Поезія 83» (заснованої у 1983 році), що видає свій журнал з одноіменною назвою. Бере активну участь у театральних поетичних постановках. Свою першу збірку «Як шаль» Альберто Зіґеле опублікував у 1997 році. Усього побачило світ 9 збірок поезій. Окрім класичної, автор творить візуальну поезію. Поштовхом до цього стало знайомство з відомим італійським зоровим поетом та колекціонером таких робіт Карло Марчелло Конті. 
До творення візуальної поезії Альберто Зіґеле спонукало те, що він хоче максимально використовувати єдність різних органів чуття (зору, слуху, дотику тощо), а через букви власне і реалізується перехід від зорового сприйняття до слухового, оскільки спрацьовує умовний рефлекс глядача, що відсилає нас до звучання слів (фонем), ритму і музики. 
Перш ніж почати творити візуальну поезію, Альберто Зіґеле уже експериментував з іншими видами вторинних моделюючих систем, зокрема кілька його збірок поезій виходили у комплекті з компакт-дисками. Автор завжди вірив, що «слово за своєю природою є музика» (тут і далі всі цитати Альберто Зіґеле з особистого листування. – І. Ж.), а, відчувши гармонію між своїми поезіями та спеціально написаними на них джазовими композиціями Ренцо Віґаньї в озвучуванні Лізи Занон та джазової співачки Тітти Несті, він вирішив продовжити інтерсеміотичні експерименти: «І тепер нова гра… вияснити, наскільки малюнок первісно закодований у письмі; скільки образів народжується від думок про букви, що утворюють слова; як вони, букви, первісно зачаті, щоб висловити саме той звук і поняття, що містяться у ньому… Я почуваю себе трохи дада і модерним, але водночас мій погляд, звернений назад, тримає мене біля глибоких витоків мови, де були прості звуки і перші малюнки». Як бачимо, будучи філологом за освітою і за покликанням, Альберто Зіґеле намагається повернутися до початків письма і до первісного синкретизму.
Згадка автором дадаїзму, а також спроба повернути творчості стихійну силу першоджерел відсилає нас до такого напряму в сучасному мистецтві, як летризм. Заснований він був у 1946 році в Парижі румунським іммігрантом Ісидором Ісу. В основі летризму – систематизація букви (фр. lettre) в естетиці як основного елемента всіх видів художньої творчості – зорової, звукової, пластичної, архітектурної, жестикуляційної. У своєму маніфесті «За нову поезію, за нову музику» Ісу виступає за перетворення поезії в музику, цілісне мистецтво, що здатне здійснити давню поетичну мрію – дійти до людей через кордони та національні відмінності. Звернення до мелодії, а не до змісту фрази; гра буквосполученнями; повернення букви до первісного звуконаслідування, крику, що передували слову, – ось основні принципи летризму.
Ісу намагався зруйнувати конвенційно закріплені в мові правила вживання слів, які, на його думку, обмежують уяву. У своїх експериментах він почав розкладати мову на дрібніші складові елементи, якими вважав літери та за допомогою яких створював поетичні композиції із застосуванням каліграфічної техніки. З погляду Ісу та його однодумців, летрична поезія створюється завдяки звукам, а летричне малярство – завдяки контурам літер. Теоретик летризму М. Леметр не бачив можливості реформувати поезію за рахунок оновлення лінгвістичних засобів, тому, на його думку, нова поезія могла виникнути лише завдяки синтезу поетичних і зорових засобів за умови використання останніх не лише для композиційних цілей, але і як матеріал, придатний для поетичних експериментів. Теоретичні праці летристів сприяли розвитку зорової поезії, яку вони називали «летричним малярством» або «графемним живописом». 
Альберто Зіґеле називає свої твори «фонетичними картинами», хоча, на нашу думку, доречнішим був би термін летристів «графемний живопис», оскільки найдрібнішою складовою написаного тексту є графема, а не фонема. 
У цій статті обмежимося аналізом окремих «фонетичних картин» Альберто Зіґеле, представлених на виставці «Corniceria» (corniciare = incorniciare = вставляти в рамку, обрамлювати), що відбулася у травні 2011 року в Італії. Незважаючи на те що автор називає свої твори картинами, він водночас зазначає, що для нього текст первинний, а так званий «дизайн» вторинний і слугує кращому розумінню слів: «У моїх картинах спочатку був текст, а потім з’явився малюнок, який відповідає зоровим параметрам, але і зберігає цілісність мого письма, його злети-вершини, його ритм».

The report deals with the function of visual poetry,  as synthesis of secondary creative systems such as literature and painting, while using as an example the "phonetical painting" of the Italian Alberto Sighele on show in the personal exibition of May 2011 at "Corniceria S. Maria".
Key words are: visual poetry, intersemiotics, synthesis of secondary creative systems, lettrism, "phonetical painting", symbol.
Modern literature prompts new methods to draw the attention of readers, thus poets endeavor to experiment new forms, by employing resources of other arts and synthesizing them in words. One istance of this synthesis  is visual poetry which unites the characteristics of literature and painting.
By examining every type of art through a semiotic approach, we manage to better grasp the manner of transition between different secondary modelling systems. Owing to the fact that both literature and painting belong to descriptive arts, the intersemiotic transition takes place through iconographic signs and symbols This is why in the analysis of shynthetical works I use the dictionary of symbols [1-4], which help uncover the archetipal meaning of every important image.
One representative of contemporary visual poetry is Alberto Sighele. Born in 1947 in Rovereto (Italy), where  he lives. He's taught English at the Antonio Rosmini High School. He belongs to the 83 Poets' Club, that publish their own literary magazine with the name of the group. He creates poetical theatre events. His first poetical volume "like a Shawl" was published in 1997. He's turned out 9 volumes of poetry. Beside classical poetry, he creates  visual poetry, which occurred to him through his friendship with his own publisher Carlo Marcello Conti: himself accomplished Italian poet, creator and collectionist of this sort of art.
The spur to the creation of visual poetry was the urge for Alberto Sighele to maximize the unity of all senses (sight, hearing, touch, etc.), it is indeed by means of the alphabetical letters that the shift from sight to hearing takes place, because the viewer's conditioned reflex is called into action which conveys back to him  the sound of words (phonemes), the rhythm, the music...
Before creating visual poetry Alberto Sighele had already experimented with other types of creative secondary systems, for example some poetry volumes had been accompanied by a CD. The author has always deemed that " words are by their inner nature music" ( henceforth all quotations of Alberto Sighele are from our correspondence. - I.Zh.), and after enjoying the harmony between his own poems and the jazz pieces specifically composed for them by Renzo Vigagni with the singing of Tita Nesti and the recitation of Lisa Zanon,  has decided to continue experiment with intersemiotics: "And now the new play...is unearthing how much drawing is originally hidden  in writing, how many visions arise from the thought that letters, bricks of words, were originally conceived to convey those sounds nad those concepts... I feel a little dada and modern, but at the same time turning back to the deep-rooted origins of language, when it was simple sound and first drawing". 
As we see, being a philologist by education and calling, Alberto Sighele endeavours to return to the sources of writing and to the first original sincretism.
The author's reference to dadaism, and the attempt to give art the primeval strength of the first sources, sends us back to the contemporary art movement of lettrism. 
It was founded in Paris in 1946 by Isidore Isou, a Romanian immigrant. In the foundations of lettrism one has the systemization of the letter (French: lettre) in aesthetics, as basic element for all arts: visual, of hearing, sculptural, of architecture and gesture. In his manifesto "To new poetry, to new music" Isou proclaims the trasformation of poetry into music, into total art, capable to realize the ancient dream of poetry: to reach people beyond borders and national diversities. Aim at melody not at the meaning of a sentence; the play of how letters agglomerate, the return of a letter to the original onomathopy, to the cry that preceded word, - these are the basic principles of lettrism.
Isou tried to destroy rules in the use of words, which, in his opinion, limit imagination. In his experiments he started
deconstructing language into its smallest constituent elements, to him the letters, and with them he created poetical compositions by employing a calligraphic technique. From his point of view and of those with the same approach, according to lettrism, poetry is originated by sounds and painting by the outline of letters. A theorician of lettrism, M. Lemaître, didn't believe in the possibility to reform poetry through linguistical methods, because in his view the new poetry could only be born thanks to a synthesis of poetical and visual systems, provied that these latter be used not only to compose but also as material proper for poetical experiments.
The theoretical works of lettrists urged for the development of visual poetry, which they defined as "painting of lettrism" or "paiting of graphemes" [4. pag. 52].
Alberto Sighele calls his works "phonetical painting", nevertheless, in my opinion, the lettrist definition of "painting of graphemes" would be more accurate,  because the smallest element in a text is a grapheme not a phoneme.
In this report we won't do more than analysing some esamples of " phonetical painting" by Alberto Sighele, exhibited in the Corniceria S. Maria of Rovereto in May 2011 in Italy. Though the author calls his works "pictures", he nevertheless states he had started from a text, and the so called "drawing" comes second, to better understand his words:"In my pictures, first was writing, and then came drawing, that wants to be such, that is responding to visual parameters, while keeping, though, all the integrity of writing, its peaks and its rhythm"

The first picture in this thematic group of man-woman relationship is "Io sono la porta" (see picture 1 at the end of the report). On one side of a paper bag, with a hand-band, clearly a bag, a black text is inserted (here a door and rooms are mentioned) and in red (a bag is mentioned and what the bag holds):
io sono la porta
la sporta
tu questa e l'altra stanza
e quel che la seconda porta.
In this work we read an erotic allusion: The door (man) is between two rooms (woman), and on the other way round the bag (man) holds inside all "which the second carries" (woman), two metaphores showing an inseparable tie and at the same time the difference of the sexes (contrast between black and red in the text).

sul corpo del campo
quando sarà maturo il tempo
dalle natiche alle scapole
dalle ginocchia alla clavicola
dopo averti arato i solchi
che io possa infine con la mano
accarezzarti il grano nelle spighe?

Твір «Sul corpo del campo» (див. рис. 4) має два плани. З одного боку, тут мова йде про виорану землю, що підсилюється візуальними засобами: написані вручну літери «m» і «p» у словах «campo» і «tempo» нагадують ріллю («m») та плуг («p»). Елементи цих образів та літер кілька разів повторюються, а сам аркуш паперу з текстом розміщений на мішковині, коричневий колір якої асоціюється із землею. З другого боку, автор бачить землю як жінку, що підтверджує перелік частин тіла людини: «dalle natiche alle scapole / dalle ginocchia alla clavicola». У цьому контексті буква «m» уже асоціюватиметься не з ріллею, а із сідницями, а «p» – із чоловічим статевим органом – «символом запліднюючого начала». «Оскільки земля є «жіночим» началом, то оранка може виступати символом статевого акту» [1, с. 152]. Крім того, коричневий колір викликає асоціації з жіночою засмаглою шкірою.sul corpo del campo
quando sarà maturo il tempo dalle natiche alle scapole
dalle ginocchia alla clavicola
dopo averti arato i solchi
che io possa infine con la mano
accarezzarti il grano nelle spighe?

L’opera “Hai mai pensato…”(vedi quadro 5) è molto interessante nei metodi espressivi, poiché le lettere qui sono “disegnate” da un colletto di pizzo (lettera “c”), da filo (“scialle”) e da carta (“vestirti”).

hai mai pensato anche solo un istante
come donna ed amante
di vestirti di me come uno scialle
una serata di gala attorno alle spalle
signora elegante?

Significativa è anche l’utilizzazione nell’opera di lettere con contorno arrotondato (l, a, e, s), che visivamente ricorda l’avvolgersi dello scialle attorno al collo.

E’ ricco di valenze espressive il quadro “Punteggi la mia giornata con tazzine di caffè” (vedi quadro 6): sul vassoio improvvisato di un sacchetto di carta per commestibili vediamo un centrino di pizzo bianco, un biscotto rotondo, qualche lettera “e”, che visualmente ti ricordano le tazzine di caffè (una di loro sul centrino di pizzo) e di fatto il testo della poesia:
punteggi la mia giornata con tazzine di caffè
è il tuo modo di voltare pagina
uno due tre
un pretesto per sedermi vicino
per dirmi 
punto e a capo
ricomincio da te
ricomincio da te

Oltre a ciò queste “e” non sono semplicemente elementi visivi, ma parte del testo, in particolare, nella prima lettera c’è cifrata la parola “caffè”, nella seconda “è”, nella terza “tre”, e nella quarta “te”. Nel complesso questo metodo di presentare le parole richiama il rebus, poiché allo spettatore occorre dello sforzo per decifrare il messaggio inviato. Insolito è anche il fatto che “1” e “2” sono dati come cifre mentre il “3” è dato con la parola in codice. 
Comunque, il testo dato è molto vicino alla percezione semiotica del mondo, come un libro aperto e un inesauribile tesoro di simboli (paragonate lo sguardo sul mondo di Guglielmo di Baskerville nel libro di Umberto Eco “Il Nome della Rosa”: ”…Io ti insegno a riconoscere i segni attraverso i quali il mondo ci parla come un grande libro”). La concezione della vita come un libro, Alberto Sighele la esprime anche con strumenti visivi, in particolare nell’angolo basso a sinistra del quadro noi vediamo proprio tre pagine semiaperte, il che corrisponde al testo “punteggi la mia giornata con tazzine di caffè / è il tuo modo di voltare pagina / uno due tre” e simboleggia tre momenti nella giornata del protagonista. L’utilizzazione dei termini linguistici “punto” e “a capo” per segnalare la fine e l’inizio nei rapporti tra uomo e donna sono ancora una volta conferma di quanto detto sopra.

Багата на виражальні засоби і картина «Punteggi la mia giornata con tazzine di caffè» (див. рис. 6): на імпровізованому підносі із паперового пакету для їжі бачимо білу мережану серветку, кругле печиво, кілька літер «e», що візуально нагадують чашки з кавою (одна з них на мережаній серветці) та власне текст твору: punteggi la mia giornata con tazzine di caffè  
è il tuo modo di voltare pagina
uno due tre
un pretesto per sedermi vicino
per dirmi
punto e a capo
ricomincio da te

Причому літери «e» є не просто візуальними елементами, а частинами тексту, зокрема у першій літері зашифровано слово «caffè», у другій – «è», у третій – «tre» і у четвертій – «te». Загалом такий спосіб подачі слів нагадує ребуси, оскільки реципієнтові потрібно докласти певних зусиль, щоб дешифрувати повідомлення адресанта. Незвичним є і те, що «1» та «2» зазначені у вигляді цифр, а «3» – закодованим словом.

“Il quadro fonetico” “Mi guardo allo specchio e ti vedo” (vedi quadro 7) visivamente ricorda lo specchio nel quale il protagonista si guarda. 
mi guardo allo specchio e ti vedo
nascondo gli occhi 
e in fondo all’orecchio ti sento
respiro profondo per non perdere i sensi 
e mi sveglia il profumo della tua pelle
al mondo tra le cose più belle
non occorre ti tocchi
la mia anima è sempre sotto la scorza alla tua
oggi è Natale tanto vale lo ammetta che tu non 
smetti di nascere bimba
cui il mio cuore è una culla
oppure nulla dei sensi ha più senso
e nemmeno l’anima.
Nello specchio improvvisato vediamo scritto in matita tutto il testo della poesia riflesso, e al centro c’è la lettera “a” (iniziale della parola “anima”). A proposito, anche lo specchio è disegnato proprio nella forma della lettera “a”. Da questo possiamo dedurre che l’autore percepisce la riflessione della persona nello specchio come un contenitore dell’anima (vedi il simbolismo dello specchio [1, p.64]). Tuttavia il protagonista vede nello specchio il riflesso, non di sé, ma della sua amata. A conferma di questo servono le parole, scritte dentro la lettera “a”:”la mia anima è sempre sotto la scorza alla tua”. E questo testimonia di quale livello venga raggiunto nei rapporti tra persone intime quando le loro anime si fondono e sono inseparabili. Vale la pena anche notare il fatto che sui quattro lati esterni allo specchio sono evidenziate in rosso le parole «ti vedo», «ti sento», «il profumo» e «ti tocchi», che ci rimandano ai quattro organi di senso: la vista, l'udito, l'olfatto ed il tatto. 
Il testo, che si riferisce al Natale, è scritto come un indovinello, che ci ricorda quel “cubo Rubik” colorato, con cui tutti giocavamo 20 anni fa, perché le parole sono qui caoticamente mescolate e lo spettatore, per leggere il testo, è obbligato, prima di tutto, a risolvere l’indovinello linguistico. E’ interessante il fatto che il testo nel “cubo Rubik” si riflette due volte, in quanto è scritto in matita come nello specchio improvvisato. 
La terza parte, staccata dal resto nello spazio del quadro, imita una stanza rettangolare, nella quale, con l’aiuto del testo stampato sul fondo, si ritagliano certe cose (porta, finestra) e si crea un vero idillio di rapporti umani, quando dietro la finestra c’è la mattina e un leggero venticello, ma dentro c’è la culla-cuore del protagonista, che è diventato per l’amata un posto sicuro, difeso e tranquillo. (La parola “cuore” è scritta in rosso, e si trova nel centro della parola “culla”). Proprio in questo si basa l’unità spirituale tra uomo e donna, “oppure nulla dei sensi ha più senso / e nemmeno l’anima”.

Il prossimo lavoro, che continua questo tema, è “Ti tengo davanti agli occhi” (vedi quadro 8). La sua particolarità è che il testo è tagliato a pezzi, sparpagliato in diverse parti del quadro, e il lettore deve, prima di tutto, comporlo come un puzzle. Forse come la donna cerca la risposta alla domanda “perché?”, anche lo spettatore deve cercare le parti del testo diviso, ma le forme particolari delle parti ritagliate lo aiutano a decifrare il rebus. 
ti tengo davanti agli occhi
trafitto dai tuoi
che mi chiedono perché
e che il resto del mio tempo sia
un tentativo estremo
di dar loro una risposta.

Nonostante ciò, dopo aver composto tutte le parti delle frasi in unità, lo spettatore si imbatte ancora in un scoglio, sotto la superficie: Il senso dell’opera. Di cosa sta chiedendo la protagonista al suo amato e perché il tentativo di darle una risposta deve essere così estremo...

The next work that continues this theme is "Ti tengo davanti agli occhi" (see picture 8). Its pecularity is that the text is cut into pieces, scattered in different parts of the picture, and first of all the reader must compose it like a puzzle. Perhaps, the same way the woman tries to get an answer to the question "perché?", also the spectator has to sort out the fragmented parts of the text, but the particular shapes of the cut pieces help him decode the rebus.
ti tengo davanti agli occhi
trafitto dai tuoi occhi tragitto
che mi chiedano perché
e che il resto del mio tempo sia
un tentativo estremo
di dar loro una risposta
Nevertheless, after composing all the parts of the sentences into unity, the spectator has to face another rock under sea level: the meaning of the work. What is the woman protagonist pleading about to her beloved and why the attempt to give her a response needs to be so extreme...

The protagonists of the "phonetic picture" "Il fuoco d'artificio fa di tutto" (see picture 9) are the man - the firework and the woman - the moon. In his impetuous desire to please the woman, the firework-man does all he can to get her attention, "grass tuft exercises", "gets unrivalled in the stalk," and up between us and the sky (in the picture from the grass blade rises a thread that is the "f" of "fire") come indeed visually into existence on paper the fireworks, created by clusters of words "fuoco d'artificio" and "attirare l'attenzione". The star of sparks is realized by the letters "ff" and "tt". But the woman-moon does not concede her attention to the efforts of the man and remains indifferent to him, because she alone is the queen of the sky.
il fuoco d’artificio fa di tutto
per attirare l’attenzione
ma la luna vi sembra indifferente
fa esercizi da ciuffo d’erba
si specializza nello stelo
nella distanza tra noi e il cielo
tra noi e lei
invece di lei è slancio curva petalo in caduta
la corolla e l’alone
la regina del cielo è lei
lui
l’ultimo arrivato.
If we wish to investigate the symbolism of images then the fire stands for the male active principle and "the fire of passion", that is sexuality. [1, page 129-130], and the  moon corresponds to the definition of woman, water, night. The Roman moon goddess, Diana (by the Greeks Artemis) stands for seduction, inconstancy, instability, icy indifference [4, page 250-251], which actually we see in this work.

Il quadro “Il dizionario dice” (vedi quadro 10) continua il tema dei rapporti tra uomo e donna, ma aggiunge nuove allusioni: 
il dizionario dice
dalla a alla zeta
che ti amo
zingarella mia
mia trovatella
e che io troverò
in questo libro
sulle tue labbra
la cosa più bella:
la parola e il bacio.
Il protagonista manifesta il suo amore all’amata con l’aiuto del dizionario e della rivista internazionale di poesia e ricerca “Zeta”, e così, proprio da questo titolo, sono create le parole più importanti (“che ti amo”). Questo fatto, che la base del collage sia una rivista di poesia, ha notevole significato simbolico, perché nessun altro genere letterario può esprimere i sentimenti meglio della poesia.
La presenza del dizionario anche non è casuale. Si può ipotizzare, che la persona amata dal protagonista non sia italiana: per capirsi con lei serve il vocabolario, e la scelta del dizionario russo-croato molto probabilmente rivela la sua provenienza slava. Ma dopo noi leggiamo “zingarella mia / mia trovatella”. Dobbiamo ora interpretare queste parole alla lettera? Probabilmente no. Penso, si tratti piuttosto della sua capacità di sedurre gli uomini, tipica delle giovani zingare, e ripete ancora una volta che ha una provenienza non del posto.
Successivamente l’autore paragona il libro alle labbra della amata. Perfino sovrappone queste due parole “libro” e “labbra”, una sull’altra. Ma per distinguere la prima, scrive in nero, (le lettere nere nel vocabolario), e l’altra naturalmente è in rosso(le labbra rosse). Essendo un poeta vero, lui considera “la parola e il bacio” come le due cose più belle al mondo, che parzialmente unisce nella lettera “a”, poiché le labbra dell’amata pronunciano le parole più delicate e confluiscono nel bacio più dolce. Vale anche la pena evidenziare il gioco della A e della Z, le quali iniziano e concludono l’alfabeto. In maniera corrispondente simboleggiano l’inizio e la fine, ma di cosa? Forse dell’opera, del libro, dell’amore, o forse di tutta la vita. Evidentemente l’autore ha voluto sottolineare che per tutta la vita le due cose più importanti per lui sono l’arte e l’amore, delle quali appunto si parla nel quadro. 
Interessante è la realizzazione materiale di questa idea, per l’utilizzazione artistica della copertina del dizionario, in particolare, la sua divisione in zone colorare, per creare, con l’aiuto di uno spago, la prima e l’ultima lettera dell’alfabeto A e Z.
Ancora una cosa sulla quale bisogna portare l’attenzione in questo quadro, è il simbolismo dei colori. E’ noto che il colore rosso è il colore delle labbra, dell’amore, della passione e della bellezza [3, pag.365]. Il bianco fa da sfondo come nel libro o nel vocabolario, così è praticamente anche sul quadro; e l’azzurro probabilmente è dato come contrasto per il rosso e di fatto risulta come il nero (vedi la scrittura nero-rosso del testo del quadro). A parte ciò, nella parte bassa del quadro serve da sfondo carta da regali con fiori multicolori. Quella carta da regali che c’è anche nel quadro “Essere felice” e che io ho messo in relazione con la definizione di felicità. In questo caso questa carta ha la stessa funzione: è testimone di momenti felici e gioiosi passati con la persona amata. 

Continua il tema del Natale il quadro“Figlio nato a gennaio” (vedi quadro 12): 
figlio nato a gennaio al gelo dopo gesù
con grande fatica per tua madre 
in beffa alla morte 
in un fagotto di giorni (due dopo i magi)
divino nel dono, in ritardo, ma dono
sei figlio
sei mirra, sei uomo
internazionale
sei uomo, sei mirra
sei mirra, sei uomo
internazionale
nel nome un re
figlio sei uomo.
In questa opera si parla del figlio Davide, nato in gennaio (l’8 gennaio), due settimane (“un fagotto di giorni”) dopo Gesù: 
: «figlio nato a gennaio al gelo dopo gesù», «in un fagotto di giorni (due dopo i magi)»
L’autore fa un parallelo chiaro, (come nell’opera precedente), tra suo figlio Davide, il re di Israele Davide (“nel nome un re”), immagine e antenato di Gesù, e Gesù stesso. Chiama suo figlio, dono divino (“divino nel dono, in ritardo, ma dono”) e unto, scelto (“sei mirra”). Per capire meglio quest’ultima frase vale la pena riferirsi all’episodio del re Davide: quando il profeta e leader spirituale degli ebrei Samuele lo ha scelto come suo successore e lo ha unto di mirra da un corno  E’ noto a tutti, inoltre, che proprio la mirra fu uno dei doni che i Magi hanno portato in regalo al neonato Gesù. La frase  ha il doppio senso: da una parte questa frase appartiene alla biografia del figlio di Alberto Sighele che lavora all’Osservatorio dei Balcani, e dall’altra parte allude all’internazionalismo di Gesù che è salvatore di tutta l’umanità, indipendentemente dal popolo di appartenenza. 
È importante in quel quadro la componente visiva. Se si scruta la disposizione del testo, non è difficile notare tre croci latine lunghe, le quali ancora si chiamano le croci della Crocefissione, dell’Occidente, della Vita e della Passione [4, pag 122-123]. L’asta verticale delle croci crea il testo di colore grigio, quella orizzontale il testo in nero, e il rosso richiama il sangue di Gesù crocefisso. A conferma di questa teoria può servire il fatto che il testo scritto di rosso, davvero appartiene o può appartenere a Gesù: “dopo Gesù”, “ma dono”, “in un fagotto di giorni (due dopo i Magi)”, “sei mirra, sei uomo…internazionale”, “nel nome figlio”. E’ interessante il fatto che il “corpo” della croce più grande contiene la parola “morte”.

Ancora un’opera “Figlio mio” (vedi quadro13) tematicamente continua l’opera precedente: 
figlio mio, 
anche tu caduto dalla culla di dio 
e rotolato qualche giorno in avanti
figlio della luce
nato quando si allungano i giorni
portala dentro il giudizio sull’anno
come me vecchio
non сhiuderlo con la condanna
usa lo specchio
che moltiplichi il passato in avanti
il sé dentro gli altri
e lascia le albe sempre aperte
spalancati i meriggi
fino a chiedere la verità alla notte
alla sofferenza il perché
all’istinto al bene lo slancio
ti aspetto così il prossimo anno
senza affanno, figlio mio
cui ancora non riesco a parlare
solo scrivendo il tuo nome nella luce
allineando le mie parole
per evitare di tenermele mute nel cuore
dentro i giorni.
In questo quadro il parallelo tra il figlio Davide e Gesù ha trovato sulla base della data di nascita la sua continuazione: “figlio mio, anche tu caduto dalla culla di dio” (queste parole sono scritte ad angolo retto come una culla), “e rotolato qualche giorno in avanti”.
Poi l’analogia si rinforza ancor di più se si prende in considerazione che se la luce è sinonimo di Dio [4, pag. 320], allora l’espressione “figlio della luce” può equivalere alla frase “figlio di Dio”. Allora di nuovo ritorniamo al parallelo figlio Davide= Gesù. La componente visuale completa il ruolo delle parole, perché il testo stesso è scritto su uno sfondo giallino, in quanto il colore giallo è più vicino alla luce, la prima manifestazione della luce nella materia [3, pag 364]. In seguito ancora leggiamo “solo scrivendo il tuo nome nella luce”, dove la parola “luce” è evidenziata con colore giallo marrone. Continua il tema la frase “nato quando si allungano i giorni”, perché quando il giorno si allunga, la luce aumenta. Per simboleggiare i giorni di luce più lunghi l’autore utilizza lettere “l”evidenziate con il pennarello rosso nelle parole “dalla culla”, “della luce”,”allungano”, “nella luce”, “allinenado le mie parole” ecc. A parte ciò, due grandi “ll” all’inizio del testo creano una culla visiva e alla fine la ripetizione delle sei “l” crea l’immagine infinita dei lunghi giorni di attesa.
Importanti per capire il quadro sono anche le doppie “nn” nelle parole evidenziate in nero “anno”, “condanna” e “affanno”che simboleggiano la condanna di non vedere il figlio ancora per un anno e richiama nel padre che ama la sofferenza : “ti aspetto così il prossimo anno / senza affanno, figlio mio / cui ancora non riesco a parlare”.
L’ultimo gruppo di lettere evidenziate sono le “a”: il suono aperto [a] si associa alle albe aperte del sole “e lascia le albe sempre aperte / spalancati i meriggi”.

Yet another work "Figlio mio" (see picture 13) thematically pursues the previous work:
figlio mio, 
anche tu caduto dalla culla di dio 
e rotolato qualche giorno in avanti
figlio della luce
nato quando si allungano i giorni
portala dentro il giudizio sull’anno
come me vecchio
non сhiuderlo con la condanna
usa lo specchio
che moltiplichi il passato in avanti
il sé dentro gli altri
e lascia le albe sempre aperte
spalancati i meriggi
fino a chiedere la verità alla notte
alla sofferenza il perché
all’istinto al bene lo slancio
ti aspetto così il prossimo anno
senza affanno, figlio mio
cui ancora non riesco a parlare
solo scrivendo il tuo nome nella luce
allineando le mie parole
per evitare di tenermele mute nel cuore
dentro i giorni.
In this picture the parallelism between his son David and Jesus has found its continuation on the basis of the the son's birthday: “figlio mio, anche tu caduto dalla culla di dio” (these words are written at a right angle as a craddle), “e rotolato qualche giorno in avanti”.
The analogy then is even more strengthened if we take into account that if light is a synonim of God [4, pag. 320], then the expression “figlio della luce” may be equivalent of the phrase "son of God". Once again we are back to the parallelism son David = Jesus. The visual component completes the role of words, as the text itself is written on a yellowish background, for the the colour yellow is closer to light, the first manifestation of light in matter [3, pag 364]. Later again we read “solo scrivendo il tuo nome nella luce”, where the word “luce” is highlighted in a brown-yellow colour. The phrase  “nato quando si allungano i giorni” continues the theme, because when the day gets longer, light increases. To symbolize longer light days the author uses "l" letters highlighted with a red felt-tip pen in the words “dalla culla”, “della luce”,”allungano”, “nella luce”, “allinenado le mie parole” etc. On top of this, two great “ll” at the beginning of the text create a visual craddle and at the end the repetition of six “l” creates the infinite image of long days of waiting.
Important to understand the picture are also the double “nn” in the words highlighted in black “anno”, “condanna” and “affanno” that symbolize the virdict not to be able to see his son for yet another year and prompts  suffering in the loving father: “ti aspetto così il prossimo anno / senza affanno, figlio mio / cui ancora non riesco a parlare”.
The last group of highlighted letters are "a": the open sound [а] is associated to the open dawns of the sun: «e lascia le albe sempre aperte / spalancati i meriggi».

Твір «Agata» (див. рис. 14) продовжує тему Різдва, але вже не словами, оскільки текст як такий тут відсутній, а за допомогою складнішого шифрування: літера – слово – символ. На картині на білому тлі викладені білою ниткою або шнурком окремі літери, кожна з яких репрезентує певне слово і відповідно символ. Перша літера «А» символізує слово Агата. Так звуть внучку автора, до якої він часто звертається у своїх творах. Прикметно те, що всі інші букви розміщені всередині букви «А», оскільки ліричний герой звертається до Агати і саме для неї призначена вся подальша «оповідь» про Різдво. Наступна літера «р» наче відірвана від слів «Giuseppe papà» («Йосип батько»). Буква «m» символізує маму Марію («Maria mamma»). Із літери «g» починається слово «gesù» («Ісус»). Залишились іще дві літери «сс», що наче витягнуті зі слова «mucca» («корова») і нагадують роги корови, та дві літери «ll» зі слова «asinello» («ослятко») – вуха осляти.  
Agata  
Giuseppe papà  
Maria mamma  
gesù  
asinello  
mucca
А тепер давайте подивимось на цей твір як на картину. У певному замкнутому просторі, зокрема у хліві («A»), знаходяться Йосип («p»), Марія («m»), корова («cc»), ослятко («ll»), а посередині дитина Ісус («g» на малюнку зображена з очима, ротом та закутана в пелюшку). А зверху падає Віфлеємська зірка, яку намалювала Агата. На нашу думку, цей твір може бути зразковим прикладом теорії автора про те, що кожна літера первісно містить значно більше закодованої інформації, ніж ми вкладаємо в неї зараз.

Як бачимо, твір «Агата» є тим тематичним містком, що поєднує тему Різдва з творами, зверненими до внучки Агати.

L’immagine della montagna e il simbolismo dell’illuminazione interiore sono presenti anche nei prossimi due quadri. Primo tra loro “Sappi, sei tu la luce” (vedi quadro 16) è un rivolgersi alla nipotina Agata, che viene paragonata alla luce: 
Sappi, sei tu la luce cui t’affacci
la tua bontà che dà calore al sole
lui torna solo alle tue braccia
per farsi riabbracciare
tuo destino
è d’essere buona
fino all’impossibile
(diranno gli altri)
ma tutto sarà così naturale
credere alla luce alla vita all’amore
solo ricorda di non vacillare
chiedi aiuto a tutti ma fai perno in te
anche la morte si dovrà inchinare
è tutto specchio fuori
di quel che hai dentro al cuore
ogni bimba come te
è madre al sole
ora tieniti dolce al tuo davanzale
Visualmente il quadro è un collage di una pagina di calendario e di una foto di Agata al davanzale. Poiché la foto si trova sullo sfondo fortemente illuminato della montagna, si crea la sensazione che proprio su questa montagna illuminata la bambina guarda: “Sappi, sei tu la luce cui ti affacci”. L’immagine della luce attraversa tutto il quadro ed è per ciò molto importante capirne il simbolismo. “La luce tradizionalmente è immagine dello spirito e della divinità, è simbolo di santità, nobiltà e bellezza, si considera come manifestazione della sapienza e della beneficenza. La luce prima di tutto è attributo del sole…” [1, pag. 176] In un altro vocabolario dei simboli leggiamo: “La luce è la prima creazione, il sinonimo della bontà e di Dio…La luce del Sole impersona il sapere spirituale … La luce anche è il simbolo della immortalità, eternità, paradiso, purezza, rivelazione, saggezza, maestosità, gioia e la vita stessa” [4, pag. 320- 321]. Come vediamo, tutto questo trova la sua realizzazione nel testo del quadro: “la tua bontà che da calore al sole”, “credere alla luce, alla vita, all’amore”,”anche la morte si dovrà inchinare”. Perciò per l’autore la luce è sinonimo delle parole “bontà”,”vita”,”amore”, davanti alle quali la morte deve ritirarsi, perché la luce è simbolo dell’immortalità, la luce è Dio.
Poi come anche nel quadro “Mi guardo allo specchio e ti vedo”, appare l’immagine dello specchio come simbolo dell’anima: “è tutto specchio fuori/ di quel che hai dentro al cuore”. Dato che tutt’attorno è riflessa come in uno specchio la luce interiore della persona, allora la luce alla quale Agata si affaccia, e che ritorna nel suo abbraccio, testimonia la bellezza interiore, purezza e santità della bimba, aperta alla luce, alla vita e all’amore.

With regard to the form of works, it is often complicated, and an unprepared spectator-reader may not be able to understand all the depth of the message hidden in the symbolism of images and the unusual structure of the text. The works of Alberto Sighele remind the spectator of riddle-rebus quizzes: sometimes you start from the bottom not the beginning ("devo dirti che non posso"), sometimes, to decodify the text, you have to solve the linguistic Rubic cubic, sometimes compose the puzzle. Operating this  way the author makes his works rather interesting for a demanding spectator, who is no longer satisfied with the usual poetical texts. Yet at the same time he makes them accessible, through images and associations, also to a less demanding reader. The level of comprehension of works will be obviously different in the two cases; but this is the only way to satisfy simultaneously all the interested spectators. Getting back once again to the form of works it is noteworthy how the author introduces into the literary art the  methods of espression typical of the visual art with which he is a great experimenter, specifically, he creates collages with rather unusual things: threads, laces, calendar pages, photo cuttings of his grand daughter Agata and even biscuits and shoe soles. To him every letter and sound has a meaning. His works are loaded with symbols and realize, this way, a synthetic unity from different codes of visual, secondary, creative systems. 

Бібліографічні посилання

1. Словарь символов и знаков / [авт.-сост. В. В. Адамчик]. – М. : АСТ ; Минск : Харвест, 2006. – 239 с.

2. Холл Дж. Словарь сюжетов и символов в искусстве / Джеймс Холл ; пер. с англ. и вступ. ст. А. Майкапара. – М. : КРОН-ПРЕСС, 1999. – 655 с. – (Академия).

3. Шейнина Е. Я. Энциклопедия символов / Шейнина Е. Я.. – М. : АСТ ; Х. : Торсинг, 2003. – 591 с.

4. Энциклопедия символов / [сост. В. М. Рошаль]. – М. : АСТ ; СПб. : Сова, 2005. – 1007 с.