Michele Ruele

1)
Presentazione di Come Uno Scialle al Centro della Pace di Rovereto nel maggio 97
2)
Prefazione a Vorrei Potertene Parlare

(Trascrizione dell'intervento di Michele Ruele.)
Presentazione di Come Uno Scialle al Centro della Pace di Rovereto nel maggio 97


Credo che le poesie di Alberto (Sighele) siano molto divertenti e molto emozionanti. È bello leggerle: ti aspetti sempre la parola, il guizzo, la svolta del pensiero e dei suoni, che è lui a dettare e ti abbandoni. Ha la capacità di dirigerti e di farti sentire libero. C'è molto di orientale nelle sue poesie, come in un giardino zen: lui ti porta in un posto dove ti senti libero. Nei suoi ritmi vengono cose che sono impalpabili ma hanno anche una forte fisicità.
Credo che Alberto abbia affidato alle poesie una gran parte della sua volontà di espressione: arrivavano in Consiglio Comunale poesie su Priebke, su argomenti pesanti, che lui faceva circolare. Io sono un cultore di poesie, specialmente di poesia civile, di poesia che si sporca con le cose, ma sentivo che Alberto si sporcava tanto perché non riusciva a mediare in quelle occasioni tra la poesia e la necessità di dover dire tutto e allora gli dicevamo : guarda che qui, questo potevi dirlo non in poesia e lui tranquillamente metteva lì il suo foglio e trak con la sua penna, via! E andava a cercare quello che doveva rimanere.
Alberto ha coraggio, e umiltà e infatti chiede molti consigli a tantissime persone (la sua è quasi una esperienza collettiva), ma questa sua personale volontà di espressione, questa modestia anche orgogliosa, lo ha fatto scavare fino a là dove c'era quello quello che lui cercava: lo scatto linguistico, sonoro, il significato che doveva venire fuori, nuclei di essenzialità.
Alberto non si rifà a modelli precisi, ma sentite Ungaretti o Sandro Penna e poi leggete alcune poesie flash di Alberto. Io vi trovo le stesse sonorità, forti rimandi.
La sua è una poesia molto ricca: ci sono dentro moltissime cose. Non è soltanto gioco quello che si fa con le parole, vengono messi in campo molti fatti importanti, ma quando uno sa con ironia giocare con le parole, fa due cose: si avvicina alla realtà, non se ne distacca, non ne fa una cosa lontana; e poi combatte contro il disfacimento, contro il caos che viene fuori dal non credere in un ordine costituito. Questo voler portare un nuovo ordine, è un ottimismo di Alberto, è una vitalità forte, pur nella coscienza altrettanto forte dei problemi, è volontà di costruire : guardate quanti edifici ci sono in queste poesie, quante case, chiese, architettura... sarà per qualcosa! E' una sua cifra metaforica, il costruire. E un'altra di queste metafore centrali sono le finestre, sono simbolo di apertura; la casa è intimità, confine. La finestra apre sull'esterno, ci si lascia violare dall'esterno. C'è perfino una bifora: come dire ancora di più: fare comunità.
Poi ci sono tanti vegetali, il crescere, il crescere inevitabile, la necessità di venirne fuori. E allora quanta rabbia, quanto impegno c'è là dove sente che non c'è amore, o è minacciato. E il contrasto, l'accostamento tra la positività del farsi, del costruire e il sentimento della minaccia a questi meccanismi...questi opposti confrontandosi diventano ancora più forti. L' entusiasmo che provo per le poesie vegetali è altrettanto forte all'emozione che mi dà una poesia come ti aspetto contro la guerra nei Balcani. La sentivo recitata da lui vicino alla canzone di una sua alunna slava: sono momenti di grande impatto.
In tutta questa richezza ci sono alcuni itinerari da percorrere: le poesie che sono dei flash immediati, alcune finite in levare, aperte, come quel nido.
Gli edifici (anche il nido è un edificio): la Basilica di Grado, molto sensuale.....Sono poesie seminate di immagini di acqua, di aria, di trasparenza. Questo, io credo, è una volontà di andare oltre rispetto a certi ordini costituiti. Quando si vedono trasparenti cose opache, c'è volontà di cambiamento.
Nella poesie di impegno, la leggerezza e l'apparente disimpegno le fa diventare ancora più forti. C'è un ultimo verso un'onda dà la direzione al mare in una poesia di Alberto che mi ricorda il fiammifero acceso nella calicola di Montale.
Altro capitolo l'eros. Con coraggio e immediatezza. Dire certe cose non è facile, lo è solo quando viene da una realtà vissuta. Ecco come si fa a dire certe cose, ho pensato leggendo sue poesie, come Canottiera.
E poi la guerra. Alberto è capace di dire la dolcezza e la crudezza.
Nelle poesie animali Alberto si scatena, (già si scatena normalmente) perché mette in campo tanti di quelli scatti di fantasia che a stargli dietro... o meglio ci si abbandona con piacere. Godetevi l'airone o come giraffa mi allungo verso te per un bacio e tutte le altre.





Prefazione a Vorrei Potertene Parlare

dialogo del passante impertinente
col poeta che crede nell'anima

Passante: - Signor poeta, perché scrive poesie ?
Poeta: - Perché fra giochi di parole si sconfigge la morte.
Passante: - Sia serio, non faccia il poeta. Risponda dunque : perché ?
Poeta: - Non lo so. Mi viene così. Da qualche anno a questa parte ne ho sentita un'urgenza che mi ha dato poche tregue. Ho riempito fogli su fogli, chiedendo spesso consigli agli amici. E loro mi hanno sempre risposto : credo che questo significhi qualcosa. Ovunque mi trovi mi possiede l'affanno felice di trasfigurare in parole i luoghi, gli incontri, i pensieri, le passioni, la politica. Mi rendo conto che i poeti non vanno molto di moda e accetto di farmi deridere perché faccio il poeta. Ma rido molto anch'io. Rido moltissimo, e penso che sia una cosa molto seria. Rido soprattutto da solo, nella mia stanza, quando mi riesce una rima, o quando un ritmo prende il senso di qualcosa che sfuggiva anche a me stesso e che ritrovo sulla pagina scarabocchiata. Verso anche qualche lacrima. Mi esalto e sono felice.
Passante: - Non so se pensare che Lei è un idealista o che sia un buffone, signor poeta.
Poeta: - Sì, idealista sì, ma proletario e egualitario. E non mi chiami "signor poeta", per favore. Quanto al buffone, faccio finta di esserlo, perché, vede, gli uomini non domandano più nulla ai poeti, e allora ci tocca di farlo così, di scrivere per divertirci. Quelli come me, che credono ancora nell'esistenza dell'anima, ci fanno sopra le acrobazie. Lei crede che abbiamo un'anima ?
Passante: - Le domande le faccio io, poeta. Lei crede che abbiamo un'anima ?
Poeta: - Non lo so. Ma mi pare di intuire talvolta un'unità profonda delle cose che va aldilà della nostra possibilità di nominarla. Perciò ci tocca rovesciare il paesaggio, metterci a testa in giù, e imparare molto a stare in silenzio e guardarle, in questa posizione rovesciata. Così vedo la china di una collina al ciglio dell'autostrada con poche ginestre, mi rovescio e riesco a dire che cosa esse mi dicono.
Vedo una chiesa e penso ad un minareto. Mi identifico con gli animali e le piante dell'orto. Riesco a pensare al corpo femminile che desidero, come ad un paesaggio, una casa. Sorrento mi dice una nostalgia ; Grado la voglia di un bacio dentro una chiesa. Se trasfiguro le cose permetto loro di parlare ; se le ribalto posso dirle ; se le travesto ne scorgo l'identità. Ecco, in fondo ai giochi di parole e forse all'estasi, c'è un'anima. Un'anima delle cose che mi parla, e mi tocca ridire che cosa mi ha confessato.
Passante: - Lei è presuntuoso.
Poeta: - Sì.
Passante: - Ed egocentrico. Parla spesso per se stesso.
Poeta: - No. Un mio amico mi ha fatto incontrare questa parola : eterocentrico. E' l'inverso di egocentrico. Mi sento più così : perduto e donato alle cose e alle persone. E ancora, una mia amica parlando di me con altri mi ha paragonato ad un albero : le mie parole, le mie azioni e i miei pensieri hanno un tronco e poi si ramificano, un ramo secondario inizia laddove quello principale non è ancora terminato. Così. Ecco. Capisce cosa intendo ?
Passante: - Non ne sono sicuro, ma mi pare che qualcosa ci sia. Ma lei è proprio un poeta. Jeder Dichter ist ein Narzissus, diceva Freud, ogni poeta è un Narciso, scusi se insisto, e lei non fa altro che cercare dei riflessi di sé negli altri. E' pure infantile.
Poeta: - Non incominci con gli intellettualismi. Vede che torniamo all'inizio ? Ma tra il riflesso ed il riflettente chi è l'originale ? Io abdico spesso a me stesso per conservare la mia dignità. Non è mica facile mettersi in piazza così, sa ? E' un dono. E si corre continuamente il rischio di tradirsi. Ma non me ne preoccupo troppo. E' che ci credo maledettamente. Ha letto le mie poesie politiche ? Ci tengo molto, sono un versante importante della mia poesia. Quanto all'infantilismo, penso che ne abbiamo già parlato abbastanza e non serva una risposta : abbiamo parlato di gioco, fiducia nelle idee, salvezza e anima : sono cose da bambini, anche da bambini. Io però ho cinquant'anni, anche se mi sento giovane.
Passante: - A dire la verità mi pare che lei navighi troppo a vista. Non crede che per queste cose dovrebbe prendersi un po' più sul serio ?
Poeta: - Lei sta diventando impertinente. Se invece di parlare leggesse qualche mia poesia forse capirebbe. Ce n'è una che dice così : dunque, sono in autostrada e mi sorprende un temporale, ma è una metafora ( che parola meravigliosa metafora, in un'altra poesia l'ho associata ad anfora, e ne ho viste tante in un deserto di dolore assetato della pioggia della pietà !), che potrebbe significare una donna o la felicità o qualcos'altro, così :
......nell'abbraccio del tuo scroscio
......strizzo gli occhi e
......intuisco la direzione

......e la notte mi abbagli
......dovrei distogliere lo sguardo
......sul paracarro catarifrangente
......come un incosciente
......ti guardo negli occhi
......non mi interessa niente.
Non so se vuole capire. Mi pare che lei non sia un lettore onesto e mi sto scocciando.
Passante: - No, no, sono stupito.
Poeta: - Bene, è già qualcosa. Sa cos'è importante ? Quando dico che voglio respirare la vita senza ritegno, non mento. Posso permettermi molta libertà con l'umorismo, anche di scrivere versi in cui ci sono i profumi della valle che hanno fatto primavera. Bisogna avere il coraggio di pronunciare certe parole : per esempio cuore. Lei ne è capace ?
Passante: - Sì, certo. Senta : cuore.
Poeta: - Vede che non è la stessa cosa ? Senta : il tuo cuore...
Passante: - E' che non siamo abituati...
Poeta: - Neanche io lo ero, anche se ho sempre avuto un'intuizione immaginativa e linguistica della realtà. Come sa il mio mestiere è insegnare una lingua straniera. Ho sicuramente una predisposizione. E poi ho imparato a scrivere e ho messo via una tecnica che oggi mi è preziosa : di solito sono un diluvio e lascio fluire tutto l'immediato della mia intuizione ; in seguito limo e rielaboro. Una parola, un ritmo. A volte il primo risultato, così, di getto, è già valido ; altre volte devo lavorarci di più. Ma ho trovato spesso la mia voce. L'ho molto cercata. Credo che ci sia una continuità tra il primo libro che ho pubblicato, che si intitolava Come uno scialle, e questo, con la differenza che qui sono più sicuro anche laddove l'ispirazione non è stata immediata, ma ho dovuto costruire i versi. Scrivo meglio quando sono in armonia e intuisco quell'anima che le dicevo. Quando non la sento divento più cattivo, e allora la poesia non viene.
Passante: - E quando è che viene ?
Poeta: - Quando la sete di vita e amore è fortissima, e brucia, e consuma l'acqua che la vuole spegnere. Allora la poesia si apre a ventaglio, non è fenomeno di passaggio, è innamoramento.
Passante: - Verificherò. Buon giorno.
Poeta: - Buon giorno.

Raccolto casualmente da Michele Ruele

Rovereto, marzo '97